Era il 27 maggio 2023. L’Italia veniva scossa dalla notizia dell’omicidio di Giulia Tramontano, 29 anni, incinta al settimo mese di gravidanza. Uccisa con 27 coltellate. Ventisette. Con un’efferatezza senza precedenti dal suo compagno e padre del suo futuro figlio Thiago che sarebbe dovuto nascere di lì a poco, Alessandro Impagnatiello, barman trentenne.
Già la notizia di per sé è sufficiente per restare inorriditi: come si fa ad uccidere una donna e per di più incinta? Ma quello che venne scoperto dopo attraverso le indagini degli inquirenti era pure peggio. Nei mesi precedenti all’omicidio, Impagnatiello avrebbe provato ad uccidere Giulia mettendole del veleno per topi in ciò che mangiava. Non riuscendo nel suo intento omicida, nonostante si fosse documentato su internet su “come avvelenare una donna incinta” e “come avvelenare un feto” ( frasi estratte dalle sue ricerche online) dopo averla uccisa a coltellate, ha tentato più volte di bruciarne il corpo dentro la vasca da bagno, invano, per poi trasportarlo per le scale della loro casa e metterlo dentro la sua macchina.
Il giorno successivo al delitto è lui stesso a denunciare la scomparsa di Giulia ai carabinieri. Il suo corpo è rimasto tre giorni nel bagagliaio della macchina dell’uomo, pure quando Impagnatiello si è recato a pranzo da sua madre, come da lui stesso ammesso qualche giorno fa nel corso dell’udienza del processo che lo vede imputato di omicidio volontario aggravato, soppressione di cadavere ed interruzione di gravidanza non consensuale. Il 30 maggio decide di disfarsi del corpo di Giulia e la getta nell’intercapedine di un garage a Senago, avvolto in un sacco nero. Il 31 maggio 2023 le forze dell’ordine lo arrestano, dopo aver perquisito la sua abitazione e rinvenuto tracce del sangue della sua compagna. L’uomo dirà agli inquirenti dove aveva nascosto il corpo martoriato della donna.
Il movente del delitto pare fosse lo stress che Impagnatiello provava perché aveva una relazione parallela con una sua collega di lavoro, che Giulia aveva scoperto e con la quale aveva parlato la sera dell’omicidio, perché era stata la stessa amante a contattarla ed a raccontarle del tradimento del suo compagno Alessandro. Le due donne avevano chiarito come erano andate le cose e l’amante aveva confessato a Giulia di essere a sua volta rimasta incinta di un figlio di Impagnatiello, ma che aveva abortito di comune accordo con l’uomo. Quella sera le due donne continuano a sentirsi telefonicamente anche quando Giulia torna a casa.
L’amante di Impagnatiello ad un certo punto della serata, ricevendo degli strani messaggi dal cellulare di Giulia, che poi si scoprirà essere stati inviati da Impagnatiello dopo averla uccisa, si insospettisce ed inizia a pensare che le sia successo qualcosa, tanto che quando Impagnatiello dopo il delitto si reca a casa sua, lei non gli apre la porta. La donna, una italo-inglese 23enne confesserà di aver parlato con Impagnatiello attraverso la grata della sua abitazione e di non essersi fidata a farlo entrare, non sapendo che fine avesse fatto Giulia. Quella è stata la sua salvezza. Pur di mettere in cattiva luce Giulia, Il suo amante aveva falsificato il test del DNA e detto che il figlio che lei aspettava non era il suo e che la donna era instabile.
Cinque giorni fa, ad un anno esatto dall’omicidio, Alessandro Impagnatiello nell’udienza tenutasi presso la Corte di Assise di Milano, ha confessato nei minimi dettagli l’omicidio di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago. A confermato quanto detto agli inquirenti al momento dell’arresto lo scorso giugno, che aveva ucciso lui Giulia, ma non dopo che lei avesse iniziato a colpirsi da sola con il coltello, come dichiarato allora. Impagnatiello rischia per il duplice omicidio da lui commesso la pena dell’ergastolo, aggravato dalla crudeltà, dalla premeditazione e dall’aver commesso il fatto nei confronti di una persona “stabilmente legata al convivente da relazione affettiva”.