La spianata o “pane fine”, è uno dei prodotti tipici del mio paese d’origine, Ozieri, al centro del Logudoro.
Chi prova ad attribuire questo pane ad altri paesi sardi sbaglia, e non perchè lo dico io, ma perchè ciò che affermo è confutato da fonti storiche.
Della spianata di Ozieri parla nel 1774 Francesco Cetti ed ai primi del novecento Giovanni Spano, loguderese, storico ed archeologo. Spano, nel suo vocabolario sardo-italiano/italiano-sardo, parla delle “ispianadas”, identificando del stesse come il pane tipico del Logudoro.
Alberto La Marmora, qualche anno dopo nel suo Voyage in Sardaigne ( 1826-1839), descrive a sua volta la spianata come un pane ozierese del diametro di 25 cm e 1 cm di spessore.
La spianata è anche detta pane fino di Ozieri o pane “poddine”, dove la parola poddine deriva dal latino pollis, con cui si identifica lo sfarinato corrispondente al fior di farina, ovvero la parte che si ottiene dalla macinazione integrale del frumento duro.
Gli ingredienti delle spianate sono farina di semola, grano duro, acqua, lievito madre e sale.
Ad Ozieri, già due secoli fa, nell’Ottocento, venivano aperti i forni per cuocere il pane, che dalla forma originaria di 25 cm, con il tempo ne sono state create di più piccole, di forma rettangolare o addirittura a forma di cuore, nel periodo di San Valentino, del cui santo Ozieri conserva le reliquie.
Anticamente la spianata veniva preparata per le nozze e decorata con uno stampo chiamato “sa pintadera”.
L’impasto delle spianate è praticamente lo stesso del pane carasau, ma a differenza di questo rimane morbido e per questo viene utilizzato in zuppe, minestre, insalate, carni e affettati o crema al cioccolato e marmellate nelle varianti dolci.
Dalle spianate essiccate si ricavano le “panaffittas”, piatto tipico ozierese, che prevede che il pane venga cotto in acqua bollente salata, scolato una volta ammorbiditosi di nuovo e condito con sugo e pecorino.
Questo che era in passato un piatto povero, creato per recuperare le spianate ormai induritesi, nel tempo è diventato un piatto ricercato e realizzato oggi con tantissime varianti.
La Sardegna è una terra culturalmente fertile, anche in fatto di pani. Basta recarsi al Museo etnografico di Nuoro come ho avuto modo di fare anni fa per rendersi conto che praticamente nell’isola abbiamo un tipo di pane per ogni paese.