venerdì, Settembre 20, 2024
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Il parto in Sardegna: quando i neonati sino a qualche anno fa, quando ancora si partoriva in casa.

Sembra sia fatto legato a chissà quanti anni fa, ma in realtà l’usanza del parto in casa in Sardegna era diffusissima sino agli anni settanta. Tutt’ora ci sono donne che scelgono di partorire in casa assistite da un’ostetrica. Vediamo come avveniva sini agli anni settanta in Sardegna.

Prima di tutto bisogna dire che la donna che restava incinta, ne dava notizia solo in famiglia e si prendeva cura del bambino provvedendo al corredino solo nell’ultimo periodo del parto. L’usanza voleva che madre e nascituro per stare bene dovevano vedere almeno nove lune durante la gravidanza.

In passato molti bambini morivano durante il parto o in gravidanza e per questo motivo venivano battezzati quanto prima. Non essendoci ecografie o altri metodi per conoscere il sesso del bambino, lo si deduceva dalla forma della pancia della madre: se a punta sarebbe nato un maschio, se tonda sarebbe nata una femmina.

Al momento del parto, nella stanza della partoriente doveva restare solo lei e una donna che l’assistesse al parto. Sa mastra ‘e partu o sa levatrice. Tutti gli uomini e i bambini dovevano uscire dalla stanza del parto o addirittura lasciare la casa.

Le donne del vicinato o amiche della puerpera mettevano a bollire l’acqua per sterilizzare i panni che venivano usati durante il parto stesso. La levatrice tagliava il cordone ombelicale al bambino appena nato, lo lavava, lo fasciava ed assisteva la madre per gli otto giorni successivi alla nascita.

Sa prima essida pro sa mama fidi po s’incresiai, ovvero per ricevere la benedizione dal prete in chiesa. Massimo all’ottavo giorno dopo la nascita il bambino veniva battezzato.

Al battesimo la madre non partecipava, perché non poteva uscire di casa prima di quaranta giorni dopo il parto. Presenziavano il padre, i padrini e la suocera della puerpera.

Alla madrina spettava il compito di tagliare per prima le unghie al neonato, per evitare che in futuro diventasse un ladro ( gai si naraiada) e di fare insieme al padrino il regalo per il battesimo che poteva essere una catenina d’oro o un anello per i maschi o le orecchine per fare i buchi alle orecchie alle femminucce. Il bambino o la bambina venivano allattati al seno per oltre due anni se la madre aveva il latte in abbondanza e crescevano sani e forti.

Queste usanze in Sardegna hanno sopravvissuto per secoli sino ai giorni nostri. In alcuni paesi del Sud Italia, restano certamente vive anche oggi come per noi sardi. Personalmente sono cresciuta in ospedale, ma tra chi legge certamente ci saranno molte madri di bambini nati in casa che ricordano benissimo tutti questi gesti.

Foto: una levatrice lava il neonato appena nato con la madre nel letto.

Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto, 48 anni, ozierese, editore e direttore responsabile. Madre di Antonio ed Andrea, Dottoressa in Scienze Politiche, giornalista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Sardegna. Nel campo del giornalismo vanta anni di esperienza pregressa nella carta stampata, in radio, nei blog. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche online. Web manager, content creator, esperta di social e network marketing e di gestione delle risorse umane, ha lavorato per due multinazionali mondiali, gestendo i suo gruppi di lavoro a livello regionale e nazionale. Da sempre attiva nella cultura e nel sociale, innamorata della Sardegna, ha da sempre contribuito alla valorizzazione dell'isola, della sua cultura e delle sue tradizioni.
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