La storia di Valentina Petrillo fa discutere. E tanto. Avversarie comprese, dal momento che non gareggeranno contro una donna biologica, ma contro una transgender nata uomo con il nome di Fabrizio.
La Petrillo è la prima atleta transgender a gareggiare alle Olimpiadi e rappresenterà l’Italia nell’atletica, 200 e 400 mt.di corsa. Questa mattina si è qualificata alla semifinale dei 400 mt, arrivando seconda contro una batteria di donne. Nate donne.
Valentina invece nasce uomo. A Napoli, nel 1973. Vive l’infanzia e parte della sua vita come un uomo. Nel 1987, a 14 anni, viene colpita dalla malattia di Stargandt che la rende ipovedente.
È da sempre una sportiva. Ha praticato il calcio e poi la corsa, anche se a 14 anni un allenatore le dice che l’atletica non fa per lei perché corre come una donna.
Questa frase resta impressa a Valentina, che tiene per sé la sua volontà di cambiare sesso e diventare donna sino al 2019, quando fa coming out ed inizia la sua transizione ormonale.
Nel frattempo vince da uomo dodici titoli paralimpici maschili. La voglia di gareggiare c’è sempre e nel 2015, quando il Comitato olimpico internazionale cambia le linee guida ed apre le porte alle atlete trans, purché abbiano un determinato livello di testosterone, cresce in lei l’ambizione olimpica.
A settembre 2020 gareggia per la prima volta a Jesolo contro le donne. Nel 2023 la World Athletic le impedisce di competere, dopo aver rivisto le proprie linee guida dettate nel 2019 e decidendo di escludere le atlete trans che abbiano iniziato la transizione dopo i 12 anni dalla competizione.
Sulla Petrillo si è detto e scritto di tutto. Lei ha recentemente dichiarato in un’intervista:” Ci viene contestato il fatto che essendo natr transgender abbiamo un vantaggio rispetto alle donne biologiche. A mio avviso bisognerebbe tenere presenti altri tipi di parametri, al di là della classificazione uomo-donna”.
“Bisogna che lo sport capisca che non esiste un solo tipo di corpo”, aggiunge la Petrillo,” ma una pluralità di corpi ed escludere i trans dalle competizioni non rappresenta inclusione. Si dovrebbero fare delle gare miste”.
“Quando ho iniziato la transizione per diventare da uomo a donna, in un anno sono ingrassata dieci chili e sono diventata molto più lenta correndo. Ma preferisco essere una donna più lenta ma felice, che un uomo più veloce ma triste”.
“Il mio motto è: veloci si nasce, campionesse si diventa. Trans si nasce, donne si diventa. Personalmente preferirei che si parlasse di me per le prestazioni sportive, per i tempi che faccio indossando la maglia della Nazionale italiana di atletica, piuttosto che per il gossip”, conclude la Petrillo.
Foto: profilo Instagram Valentina Petrillo.
Maria Vittoria Dettoto