La grande tradizione sarda di allevamento degli ovini è uno dei punti chiave per cui la pecora bollita o pecora in cappotto rappresenta da secoli uno dei piatti della tradizione sarda.
Ad essa vengono oggi dedicate sagre come quella di Ploaghe o è facile trovare labioloso de alveghe a buddidu in occasione di feste paesane, nelle quali i generosi pastori ed allevatori le offrono agli organizzatori, affinché vengano cucinate e proposte gratuitamente ai locali ed ai turisti che da sempre vengono a gustare questo piatto “povero” , ma gustosissimo.
Per prepararla occorre la carne di pecora, le cipolle, le patate, il sedano, il timo, il prezzemolo, il peperoncino ed il sale. La carne di pecora viene messa a cuocere in ampie pentole con acqua bollente per almeno un’ora. Quando la carne giunge a metà cottura, nella pentola vengono aggiunte le verdure e gli aromi, facendo proseguire la cottura per almeno un’altra ora. Quando la forchetta entra facilmente nella carne, la pecora è cotta.
A quel punto non resta che scolarla dal brodo e servirla in tavola, magari sui tipici vassoi di sughero sardi e mangiarla calda. Nel brodo si può intingere del pane carasau, della spianata o altri tipi di pane per essere mangiato subito oppure può essere utilizzato per la preparazione di altri piatti come la zuppa gallurese.
In ogni caso, secondo la buona tradizione agropastorale, no si frundidi nudda. Tutta la preparazione, la cottura ed il consumo della pecora bollita rappresentano un momento conviviale nel quale si sta insieme, si chiacchera, si beve vino e preferibilmente si sta all’aria aperta. Momenti sereni da condividere in famiglia o con gli amici, che si presentano in Sardegna appena possibile e più volte l’anno, anche al di fuori delle festività.