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La sessualità della donna sarda ed il potere della vagina nei secoli…

Sul ruolo della donna sarda si sono scritti manuali, articoli, leggi. Il matriarcato sardo è fulcro della società isolana dai tempi della Dea Madre, raffigurata con morbide sembianze femminile, padrona del mondo terreno ed ultraterreno.

Con lo scorrere dei secoli, la figura femminile in Sardegna ha sempre avuto una grande importanza: siamo stati regnati da due regine Eleonora d’Arborea ed Adelasia di Torres.

Ed anche le donne del vulgo non se la cavavano male: la loro condizione in epoca medievale era tutelata sotto tutti gli aspetti. All’interno del matrimonio a sa sardisca erano in possesso della metà dei beni dei coniugi e godevano dei diritti di compravendita, proprietà e transizione.

Persino la prostituzione era in qualche modo “lecita “: le prostitute si riconoscevano dagli indumenti succinti e dal fatto che non portavano il fazzoletto in pubblico, elemento d’uso alle donne di quel periodo. Le prostitute venivano accettate dalle famiglie d’origine con il benestare spesso degli stessi uomini di casa, dal momento che ci si prostituiva non solo per mandare avanti la famiglia, ma per un fine nobile. Sociale.

Nel corso del 1500/1600 anche molte donne sarde vennero accusate di stregoneria: allora come ora molte di esse praticavano riti di magia bianca e nera, anche rivolti a provocare la libido nel maschio ed il piacere femminile nella donna.

Altre usanze portate avanti per molto tempo furono il concubinato, la bigamia ed il fatto di sposarsi giovanissime; v’erano donne sarde date in spose ad appena dodici anni.

Col passare dei secoli l’atto sessuale al di fuori del matrimonio venne condannato e persino dopo il parto una donna poteva tornare in società solo dopo quaranta giorni dallo stesso, attraverso il rito de s’incresiadura. La donna veniva purificata in chiesa dal prete, in quanto era stata macchiata dall’atto sessuale.

Con il Novecento la donna sarda acquista sempre maggiore consapevolezza del sé e della propria sessualità. Lo stesso organo sessuale, la vagina, viene visto come strumento di autodeterminazione femminile.

Nei cortei femministi per il diritto all’aborto o al divorzio, il gesto della vagina creato portando in alto e congiungendo i pollici e gli indici tra loro diventa elemento caratterizzante della propria libertà e della propria ribellione.

La vagina vista come viaggio introspettivo all’interno di sé stesse e di ciò che si vuole diventare. Ponte tra il proprio mondo interiore e mondo esterno, non solo nel rapporto sessuale che diventa sempre più libero e sfrontato, basti vedere gli hippy di quei tempi, ma nel rapporto tra la donna e la società.

Ai giorni nostri ancora c’è molto da fare per una vera e propria libertà sessuale: il mondo si apre al gender free, alle coppie LGBTQ, alle famiglie monogenitoriali o con lo stesso sesso. Le donne sarde sono ancora streghe e padrone di sé come secoli e secoli fa. Ed oggi come allora, in fondo, ruota tutto intorno alla vagina.

Maria Vittoria Dettoto

Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto, 48 anni, ozierese, editore e direttore responsabile. Madre di Antonio ed Andrea, Dottoressa in Scienze Politiche, giornalista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Sardegna. Nel campo del giornalismo vanta anni di esperienza pregressa nella carta stampata, in radio, nei blog. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche online. Web manager, content creator, esperta di social e network marketing e di gestione delle risorse umane, ha lavorato per due multinazionali mondiali, gestendo i suo gruppi di lavoro a livello regionale e nazionale. Da sempre attiva nella cultura e nel sociale, innamorata della Sardegna, ha da sempre contribuito alla valorizzazione dell'isola, della sua cultura e delle sue tradizioni.
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