Su pane carasau è un prodotto tipico della nostra meravigliosa isola, il cui nome può variare a seconda dei comuni sardi ed è conosciuto anche come pistoccu, pane fine o pane ‘e fresa.
Carasau deriva da carasare, ovvero tostare il pane e dargli la seconda cottura, che rende il pane croccante e conservabile a lungo. Non a caso il pane carasau anticamente rappresentava uno degli elementi tipici della dieta dei pastori nei periodi nei quali stavano a lungo lontano da casa, magari durante la transumanza e non avevano a disposizione il pane fresco.
Grazie alla carasadura ( la doppia cottura appunto), viene eliminata la maggior parte dell’acqua contenuta nel pane, prolungandone la conservazione sino a 180 giorni. Basta metterlo sotto l’acqua corrente o intingerlo nel brodo, per renderlo nuovamente morbido e farne ingrediente principe di molti piatti sardi, come su pane frattau ad esempio.
L’antico proverbio sardo “pane et casu e binu a rasu” è etimologicamente la sintesi di quello che era ed è un pasto semplice, ottimo e nutriente composto da pane, formaggio e vino, magari rosso, per completare un’armonia di sapori unici.
Ottimo anche su pane guttiau, ovvero il carasau condito con olio evo e sale.
Gli ingredienti per fare il pane carasau sono la farina e le semole di grano duro, l’acqua, il lievito ed il sale. La ricetta più antica, risalente all’epoca nuragica, prevedeva solo la farina e l’acqua, lavorate tra loro per creare un impasto omogeneo dal quale venivano e vengono tuttora ricavati dei dischi che vanno poi messi in forno.
Se volete farvelo a casa potete usare questi ingredienti: 500 gr di semola, 500 gr di farina di grano duro, circa 500 ml di acqua, 19 gr di sale, 8/10 gr di lievito. Impastare, lasciare lievitare. Fare una prima cottura. Aprire il pane in due dischi e farlo tostare ( carasare).
Tutta la preparazione del pane carasau rappresenta ancora oggi un rito, per compiere il quale diverse donne soprattutto nei paesi dell’entroterra, si riuniscono tra loro e tra “unu cantu de foghile” e “unu loroddu”, si dividono i compiti: da chi fa l’impasto, a chi lo stende nella spianatoia, a chi lo cucina, sino a chi lo ripone a posto una volta cotto.
Naturalmente viene prodotto anche in modo industriale, nei forni elettrici: ma a me piace pensare a chi ancora lo produce “a s’antiga”, diffondendone il profumo nella cucina e lungo tutta la via vicina.Un profumo che ti avvolge.Un profumo che sa di Sardegna.
Il carasau viene consumato da solo, nelle zuppe e minestre, a colazione con il latte o lo yogurt, come accompagnamento a salumi, formaggi, antipasti e secondi. Ma viene anche utilizzato per fare paste al forno, al posto della lasagna all’uovo o torte salate.
Con l’aggiunta di olio evo e sale si trasforma in pane guttiau. Insomma mille modi diversi per esaltare un’eccellenza sarda conosciuta in tutto il mondo.
Foto: donne sarde cucinano il pane carasau in casa come si faceva anticamente.
Maria Vittoria Dettoto