Raccontare i primi ottant’anni di una leggenda nel giorno del suo ottantesimo compleanno e’ un compito arduo, perché Riva non era solo un campione sul campo di calcio che ha contribuito a far vincere al Cagliari calcio lo scudetto del 1970.
È stato l’uomo che ha scelto i sardi e la Sardegna. Quando giocare qui era quasi una punizione. Quando dagli spalti ci insultavano chiamandoci banditi e pecorai.
Ma lui ci ha amato. Incondizionatamente. E di questo noi sardi gli saremo sempre grati. Ci ha amato al punto da restare a Cagliari rifiutando di giocare in squadre blasonate come Inter, Milan o Juve.
Quando lo chiamò Agnelli e gli propose di giocare coi bianconeri a Torino lui rispose: Gigi Riva a Giovanni Agnelli: “No, avvocato, non c’è cifra che possa ripagarmi la gioia di far felice tutta un’isola. Uno scudetto alla Juve sarebbe uno dei tanti, qui uno scudetto vale una vita”.
Questo era Gigi Riva. Un uomo diventato campione passando per un’infanzia difficile.
Era nato a Leggiuno, in Lombardia il 7 novembre 1944 Gigi Riva, da una famiglia molto modesta. A otto anni restò orfano di padre, a nove perse sua sorella e quando aveva 16 anni morì sua madre.
Una donna della quale era profondamente innamorato, che l’ha cresciuto facendo le pulizie nelle case e dovendolo mandare nei collegi religiosi, nei quali come Riva stesso poi affermo’ “venivamo umiliati perché eravamo poveri e ci davano da mangiare solo se pregavamo”.
Ma Riva, ruolo attaccante, mostrò presto il suo talento calcistico e dopo il Legnano approdò all’età di 19 anni al Cagliari calcio. Nella squadra rossoblù militera’ sino al 1977, facendo registrare il record tuttora imbattuto di 108 reti e diventando il più grande marcatore di tutti i tempi.
“Ci chiamavano pecorai e banditi ed io mi arrabbiavo. I banditi facevano i banditi per fame, perché allora c’era tanta fame, come oggi purtroppo. Il Cagliari era tutto per tutti, sarebbe stata una vigliaccata andare via. Non ho mai avuto il minimo dubbio e non mi sono mai pentito”, dichiarò anni dopo il grande campione.
Nella stagione 1969-70 contribuì a vincere il primo ed unico scudetto del Cagliari. Giocatore della Nazionale italiana di calcio, ha segnato con gli azzurri 35 gol, diventando nel 1968 campione europeo e vicecampione del mondo nel 1970.
Il 29 settembre 1973, Gigi Riva divenne capocannoniere della Nazionale italiana segnando il suo 35° gol con la maglia azzurra, a San Siro in un amichevole contro la Svezia, superando Giuseppe Meazza ( 33 gol). Quel record a distanza di cinquant’anni è ancora imbattuto.
Degli azzurri è stato team manager ed appese le scarpette al chiodo è diventato presidente onorario del Cagliari calcio sino alla sua morte. La squadra sarda in suo onore ha ritirato la maglia numero 11.
Gigi Riva ha avuto una relazione importante con Gianna Tofanari, che ha sempre definito moglie, ma con la quale in realtà non si era mai sposato. La loro unione inizialmente fece scandalo perché quando iniziò, nel 1968, lei era ancora sposata con un altro uomo.
Il loro fu un amore travolgente, dal quale nacquero due figli Nicola e Mauro e cinque nipoti. Non si sposarono neanche quando poi lei ottenne il divorzio dal marito, perché Riva disse che non era un tipo “da stare a casa in pigiama’. Ma lui ha sempre chiamato la sua Gianna “moglie” e nonostante le loro strade negli ultimi tempi si fossero separate, lei andava a trovarlo a casa tutti i giorni. “Per me è il mio punto di riferimento “,
dichiarò Rombo di Tuono.
Dal 2017 si era ritirato a vita privata, ma erano tanti gli amici che andavano a trovarlo a casa. Non guardava mai le partite di un calcio che riteneva cambiato, diverso rispetto a quello del quale era stato protagonista. E odiava il VAR.
Il 21 gennaio 2024 e’ stato ricoverato all’ospedale Brotzu di Cagliari per un malore cardiaco. Il giorno dopo, 22 gennaio, avrebbe dovuto subire un intervento chirurgico al cuore, ma le sue condizioni cliniche si sono aggravate ed è deceduto la sera stessa.
La sua camera ardente alla Unipol Domus di Cagliari, è stata visitata da migliaia di persone provenienti da tutta la Sardegna e non solo, andate a rendere omaggio non solo al mito, ma all’uomo Gigi Riva.
Al suo funerale erano presenti trentamila persone. Sulla sua bara marrone troneggiava la sua maglia rossoblù numero 11, che si era cucito addosso tutta la vita.
La sua tomba nel cimitero monumentale di Bonaria a Cagliari, è diventata pellegrinaggio di tifosi del Cagliari calcio e delle altre squadre che gli hanno reso omaggio anche durante le partite, con cori, striscioni e gadget.
In questi mesi dopo la sua morte si sono susseguite in tutta Italia tantissime iniziative in suo onore, intitolandogli piazze, dedicandogli libri, murales, eventi ovunque. Perché un mito come Riva non morirà mai.
Sarà sempre nei nostri cuori.
Figlio dei sardi.
Figlio di Sardegna.
Figlio d’Italia.
Maria Vittoria Dettoto