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Gigi Riva: ” Ecco come i sardi e la Sardegna mi hanno aiutato ad affrontare la mia depressione. Ecco perché non potevo lasciarli”…

A breve, il 22 gennaio, ricorrera’ il primo anniversario dalla morte di Gigi Riva,nato a Leggiuno, ma che si considerava sardo. Forse più di qualche sardo nato e cresciuto in Sardegna.

“Sono sardo perché sono di poche parole, spesso w volentieri ho il muso. Mi preoccupo per questa Terra bellissima”, disse in un’intervista rilasciata pochi giorni prima dell’uscita del film a lui dedicato, “Nel nostro cielo un Rombo di Tuono” il 7 novembre 2022.

Riva è stato intimamente attaccato ai sardi ed alla Sardegna, anche perché hanno rappresentato per il campione rossoblù e della Nazionale, la cura al male che lo ha attanagliato da quando aveva trent’anni per il resto della vita: la depressione.

Un male derivante dall’infanzia difficile che dovette affrontare: perse il padre ad otto anni, la sorella ad undici, la madre a sedici. Persone importanti nella sua vita con le quali non ha potuto condividere il successo raggiunto successivamente grazie al suo talento nel campo da calcio.

La nascita dei figli ha rappresentato per Riva un momento di gioia che ha portato via il malessere, ripresentatosi prepotente una volta lasciato il calcio e poi negli anni precedenti alla morte, trascorsi ritirandosi a vita privata e condividendo i suoi spazi con i figli, i cinque nipoti, la sua amata compagna di sempre Gianna ed i suoi amici di sempre.

Nel corso della sua vita Riva ebbe come sappiamo tante offerte per lasciare il Cagliari calcio nel quale militava e con il quale nel 1970 vinse l’unico scudetto della storia rossoblù.

Ma Riva rifiutò ogni proposta, perché I sardi e la Sardegna Riva aveva trovato accoglienza e affetto. “A Cagliari ho avuto un po di serenità, un minimo, anche grazie ai miei compagni che mi hanno sempre aiutato e grazie alla Sardegna che ha sempre manifestato grande affetto. Nella vita ero passato da un pianto all’altro. Qui tutto mi sembrava meno doloroso. Per forza ho rifiutato tre trasferimenti”.

“Il calcio mi ha aiutato, mi ha dato tanto per non dire tutto. Ma quando sono uscito dal campo, dal sogno che si era avverato e aveva tenuto lontani entrò certi limiti i fantasmi notturni ho dovuto fare i conti fino ad allora sempre rimandati, con quella parola: depressione. Che fatico persino a pronunciare perché significa farmi male. Vedendomi a mancare il calcio ed i gol mi sono sentito perso”.

E i silenzi sono diventati parte integrante delle sue giornate, raccolte in pensieri, ricordi, memorie. “Non sono mai stato un chiaccherone”, prosegue Riva,” mi piacciono i silenzi, mi piace sempre parlare con me stesso. Il silenzio é stato una parte importante della mia vita, che quand’ero troppo giovane mi ha detto arrangiati”.

“E io mi sono dovuto arrangiare. Mi sono chiuso: questo si. Ma non è vero che sono diventato triste o malinconico: ho dovuto semplicemente fare i conti con l’infanzia che ho avuto, con le nottate con gli occhi spalancati aspettando il sonno che non arrivava “.

Ma se la Sardegna ha dato tanto a Riva anche Riva ha dato tanto alla Sardegna. In un momento storico nel quale venivamo additati come banditi e pecorai, Gigi Riva ha portato in alto il nostro orgoglio, la nostra dignità di sardi.

Ha segnato per noi, ha vinto per noi. Ci ha ridato il rispetto perso nei meandri di una nomea che non ci apparteneva. E quando abbiamo vinto nel 1970 non abbiamo vinto solo il titolo di Campioni d’Italia.

Se abbiamo contribuito a rendere meno triste la vita a questo grande campione immortale, non possiamo che esserne fieri.

Chissà se ancora oggi il nostro Rombo di Tuono scorgera’ dall’alto il suo tratto di strada sardo preferito: quello tra Pula e Villasimius, che percorreva guidando da solo, di notte.

Fumando una sigaretta dietro l’altra e ascoltando la sua musica preferita. Ecco: di fronte ai suoi mali dell’anima credo che immaginarlo così faccia piacere a tutti; immenso tra la terra il mare, tra il lentischio e le ginestre, pensando a segnare il prossimo gol: quello della vita.

Foto: Il secolo XIX.

Maria Vittoria Dettoto

Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto, 48 anni, ozierese, editore e direttore responsabile. Madre di Antonio ed Andrea, Dottoressa in Scienze Politiche, giornalista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Sardegna. Nel campo del giornalismo vanta anni di esperienza pregressa nella carta stampata, in radio, nei blog. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche online. Web manager, content creator, esperta di social e network marketing e di gestione delle risorse umane, ha lavorato per due multinazionali mondiali, gestendo i suo gruppi di lavoro a livello regionale e nazionale. Da sempre attiva nella cultura e nel sociale, innamorata della Sardegna, ha da sempre contribuito alla valorizzazione dell'isola, della sua cultura e delle sue tradizioni.
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