Nel giorno della mozione di sfiducia al ministro del Turismo Daniela Santanche’, la ministra resta ancorata alla poltrona grazie ai 206 voti contrari della maggioranza di governo che la lasciano attaccata a quella poltrona che la Santanche’ non ha intenzione di lasciare.
“Mi odiate perché sono ricca, porto il tacco 12 e frequento il Twiga” dice la ministra durante il suo discorso di mezz’ora alla Camera che risulta a tratti quantomeno surreale di fronte alle accuse che la riguardano, i conflitti di interessi, la vergogna di avere una ministra che andrà a processo per falso in bilancio.
Solo in Italia resta ancora attaccata alla poltrona un amministratore di fronte alle accuse che la riguardano. In un paese normale un politico di governo al suo posto si sarebbe già dimesso.
E non c’entra l’appartenenza della Santanché a Fratelli d’Italia. Fosse stata del PD o FI avrei scritto lo stesso. E la sua difesa personale di ieri in aula è peggio delle accuse giudiziarie che la riguardano.
Quanta pochezza nell’ostentare la ricchezza, parlare di tacco 12, Twiga e borsette di fronte ad un popolo italiano che non arriva a fine mese e non riesce neanche a pagare mutui, affitti o bollette.
No signora Santanché, nessuno la odia per quello. Non si preoccupi. Nessuno ha chiesto le sue dimissioni per la sua ricchezza, ma perchè lei è un ministro del governo italiano rinviato a giudizio per falso in bilancio per aver falsificato dal 2016 al 2022 i bilanci della Visibilia società della quale era presidente ed amministratrice delegata per nascondere le perdite milionarie della società ingannando gli investitori.
Accusa nei suoi confronti partita da un esposto di alcuni azionisti della Visibilia che nel 2022 denunciarono presunte irregolarita’ nei conti della società da lei amministrata.
Lei è altresi’ accusata di aver truffato l’INPS utilizzando la cassa Covid nel periodo della pandemia tra il 2020 ed il 2022, ovvero di aver usato la cassa integrazione che l’ente metteva a disposizione dei dipendenti a loro insaputa.
E se ciò non bastasse per farle decidere per le dimissioni, lei ministra Santanché è anche accusata del reato di bancarotta della società Ki Group, società operante nel settore alimentare, da lei gestita in passato.
Dunque nessuno la odia per i tacchi e le borsette signora Santanché. Semplicemente ne chiediamo le dimissioni viste le accuse che la riguardano che al di là della presunzione di innocenza, non ci fanno certo fare bella figura agli occhi del mondo che osserva un paese basato sul turismo con una ministra che ne gestisce il ministero con una biografia non proprio trasparente.
Ma l’Italia si sa è la repubblica delle banane. Con repubblica scritto volutamente in minuscolo di fronte a questa vergogna.
Maria Vittoria Dettoto