Il 31 marzo 2019, Romina Meloni, ozierese, 49 anni, venne uccisa a Nuoro da un colpo di pistola sparatole contro dal suo ex compagno 49enne, la guardia giurata di Bono Ettore Sini.
Sini fece irruzione nella casa nella quale la donna viveva insieme ad il suo nuovo fidanzato;
sparò con una pistola prima contro la Meloni, raggiunta al collo da un unico proiettile che le è stato fatale, successivamente rivolse l’arma contro il nuovo compagno della Meloni, Giuseppe Fois, raggiunto da un proiettile al cervello. Dopo quasi un mese di coma, l’uomo si è salvato ma non ha mai perdonato Sini, che è stato condannato all’ergastolo accusato di omicidio e tentato omicidio.
Romina Meloni è stata una delle oltre 350 donne vittime di femminicidio solo nel 2019.
La sua morte ebbe un forte eco mediatico, ma oggi, cosa resta di quell’omicidio?
Le fiaccolate, le parole di vicinanza al figlio della donna ed alla famiglia, sono un lontano ricordo.
Romina non c’è più. Vittima della follia di un uomo che non accettava la nuova relazione della donna con un altro. Nel frattempo ci sono state una, dieci, cento, trecento cinquanta Romina nel 2019. Oggi in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni.
E nonostante la legislazione italiana ha approvato il codice rosso che implica un inasprimento delle pene per gli assassini, le donne continano a morire.
Spesso anche dopo aver denunciato in precedenza, il loro carnefice, perché mentre si invitano le donne a denunciare, dall’altra parte le stesse denunce vengono spesso archiviate e neanche tenute in considerazione.
Si piange solo quando si arriva all’omicidio.
Nel frattempo anche chi vede, ascolta e sa, tace.
Un comportamento omertoso e complice che giustifica spesso la violenza di genere e paradossalmente arriva persino ad accusare la vittima per “essersi cercata la morte”, a seguito di comportamenti inadeguati o provocatori portati avanti nel tempo, che sfociano nel loro stesso omicidio.
C’è ancora tanto da fare a riguardo.
In primis cambiare la mentalità della società che ancora oggi giudica e critica le donne libere o libertine, pensando che una scollatura troppo pronunciata, una minigonna troppo corta, un passare troppo spesso da un uomo all’altro, possano essere fattori che in qualche modo provocano e peggio giustificano parole o atto violenti contro di loro.
Non è bastata la morte di Romina Meloni per cambiare questa mentalità. Non sono bastati gli altri trecento femminici accaduti in Italia dopo il suo nel 2019, drammaticamente aumentati durante la pandemia, a causa della convivenza forzata tra le mura domestiche, delle coppie. Non è bastato quello di Giulia Tramontano uccisa incinta al settimo mese. Non è bastato quello di Giulia Cecchettin. Né quello di Francesca Deidda.
Quante Romine, Giulia, Francesca dovranno ancora morire, prima che le cose possano davvero cambiare, gli assassini paghino per i loro delitti e le donne possano vivere la loro vita ed i loro amori in modo libero e sereno?
Foto: Romina Meloni.
Maria Vittoria Dettoto