Marco Cuozzo era un giovane diciannovenne di Nurachi in provincia di Oristano. La notte del 5 ottobre 2001, giorno del 21° anniversario di matrimonio del padre Donato e di sua madre Maria Bonaria, all’1.50 del mattino ebbe un incidente stradale mentre tornava a casa da solo dopo aver incontrato a Solarussa la sua fidanzata Marika.
Era quasi arrivato nella casa dove viveva coi suoi genitori a Nurachi. Avrebbe dovuto percorrere solo un altro chilometro. Invece è stato colto da un colpo di sonno ed è andato a sbattere con la sua macchina contro l’unico guarda rail presente nella strada.
La madre lo chiamava al telefono e lui non rispondeva. Era preoccupata perché non faceva mai così tardi. Pioveva. I due genitori ricevono la telefonata di Marika che era stata avvisata dalla Polizia Stradale che Marco aveva avuto un incidente, essendo il numero della ragazza l’ultimo partito nel registro chiamate del giovane.
Donato e Maria Bonaria si vestono velocemente e vanno immediatamente fuori della loro casa per prendere la macchina e cercare il punto dove Marco aveva avuto il sinistro. Non si fermano neanche ad ascoltare i due poliziotti in borghese che li avevano nel frattempo raggiunti per avvisarli di cosa era successo.
I due coniugi arrivano di fronte alla macchina incidentata del figlio, ne vedono le tragiche condizioni delle lamiere e si recano subito al Pronto Soccorso di Oristano nel vano tentativo di cercare Marco. Ma i sanitari dicono loro che lì il giovane non era stato trasportato.
E’ in quel momento che realizzano che il loro figlio Marco, il loro unico amatissimo figlio, è morto. Uno shock che dice Donato “non ho superato ancora oggi. Ho immediatamente telefonato a mio cognato per avvisarlo dell’accaduto, che è venuto subito”.
“Dopo l’autopsia sul corpo di Marco, che ha confermato il colpo di sonno, abbiamo fatto i funerali, C’erano tantissime persone, moltissimi amici di nostro figlio che sono venuti a rendergli omaggio”. Racconta Donato tra i singhiozzi.
Le lacrime ed i singhiozzi li sento dall’altra parte del telefono lungo tutto il corso dell’intervista. Difficile per entrambi, ma necessaria per raccontare cosa vive chi sopravvive ad un lutto così grande come la perdita di un figlio per un genitore e per dare un segno di speranza.
“Quando ti manca un figlio la vita ti viene stravolta in tutte le sue dinamiche, reciti una parte, vai avanti per inerzia”.
-Che risposte vi siete dati con sua moglie sul perché questo lutto ha colpito proprio voi? Domando.
“Ci siamo detti che doveva succedere, mi sono fatto mille domande, perché sia successo, perché proprio a noi, perché proprio in quel giorno di festa nel quale solo poche ore avremmo dovuto festeggiare il nostro anniversario di matrimonio con il nostro Marco. Ma non mi sono dato una risposta, essendo da sempre stato una brava persona, come mia moglie”.
-Cosa avete fatto per affrontare il lutto? Chiedo.
“Mia moglie ed io ci siamo impegnati ad aiutare i ragazzi. Marco era un appassionato di calcio, oltre che di pesca. Amava la vita, amava il Cagliari Calcio e spesso lo accompagnavamo a vederlo giocare allo stadio. Ma in assoluto, ciò che più cli piaceva era giocare a calcio”.
“Ero già presidente della ASD Nurachese al momento della sua morte, un’ associazione calcistica. Dopo la morte di Marco, Maria Bonaria ed io abbiamo creato una società della quale mia moglie è presidente la ASD Gli amici di Marco, che partecipava ai campionati di calcio a cinque della FIGC. Oltre a questo i coetanei di Marco, per dieci anni dopo la sua morte gli hanno organizzato un Memorial a livello regionale”.
La signora Maria Bonaria per affrontare il lutto è andata a cercare conforto nei parenti stretti, negli amici di sempre ed in quelli che si sono avvicinati dopo. E’ anche andata in un garden dove l’hanno accolta a braccia aperte. Secondo lei la morte del figlio Marco è la conseguenza di un guarda rail non a norma. I due coniugi sono andati a denunciare la cosa, ma la risposta è stata che per loro sarebbe stato come lottare contro i mulini a vento ed hanno desistito.
-Che consiglio si sentirebbe di dare a chi come lei resta dopo la morte di un figlio o un congiunto?
“Non arrendetevi mai, aiutate gli altri, andate avanti impegnandovi in qualcosa che piaceva a vostro figlio o a chi avete perso”, conclude il signor Cuozzo.
Foto: Marco Cuozzo.