Chi viene in Sardegna per il mare e non si fa un giro nelle zone interne per scoprire la nostra storia, le tradizioni, la cultura, non ha capito nulla di ciò che si perde.
Dalla Barbagia al Logudoro, dal Sarrabus al Sarcidano, dal Meilogu al Campidano.
Dai nuraghi ai pozzi sacri, le domus de Janas, i castelli medioevali, le maschere e gli abiti tradizionali.
Noi siamo la civiltà più antica del Mediterraneo.
Siamo il mare e la montagna: siamo il cisto, il mirto e le ginestre.
Siamo guerrieri, navigatori, poeti.
Scultori, scrittori. Siamo un popolo che vanta una lingua da tramandare.
Dagli uomini delle grotte sino ai contos de foghile passando oggi attraverso i social ed il web.
Siamo l’isola nella quale se vai in taluni spiagge non trovi neppure un cesso pubblico.
Non trovi un bar. Non hai ricezione telefonica.
Ma troverai certo un paradiso naturale nel quale immergerti e ritrovarti, osservando le albe o i tramonti in silenzio.
Siamo le tradizioni enogastronomiche: dal maialetto arrosto ai culurgiones, alle seadas e le copulettas; dalle panadas al pane carasau. Siamo il mirto ed il limoncello, i vermentini ed i cannonau; la malvasia e la vernaccia. Siamo i formaggi pecorini, caprini e con i vermi.
Siamo un patrimonio talmente grande che narrarlo qui in poche righe è riduttivo.
Venite a tovarci e vi ammalerete del mal di Sardegna perché l’abbraccio che questa terra vi darà e l’ospitalità del suo popolo sono unici e partirete col magone dentro che vi porterà a tornare. Sarete i benvenuti.
Grazie Terra mia per le emozioni che ogni giorno riesci a regalarmi e che spero in qualche modo di riuscire nel mio piccolo a tramandare a chi mi legge, mi vede o mi ascolta.
Maria Vittoria Dettoto