Il dolore di una madre per la perdita del figlio.
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Questa signora che vedete è Giuseppina, la madre di Ciriaco Carru, uno dei due carabinieri vittima della strage di Chilivani.
L’ho osservata mentre, in silenzio, deponeva i fiori e pregava sulla tomba del figlio morto troppo giovane e del quale porta ancora il lutto.
Vestita con gli abiti tradizionali del paese di Bitti, del quale Carru era originario, prova a trattenere il dolore. Vivo. Anche se sono passati quasi 30 anni, da quel lontano 16 agosto 1995.
Quando finisce il suo momento privato con il figlio, mi avvicino, mi presento e le porgo le mie condoglianze come a tutti gli altri parenti presenti delle vittime.
Mi ringrazia in modo educato e gentile.
Ma il volto è triste.
Io stessa rivivo in quel luogo la tragedia che ha colpito suo figlio, la sua famiglia, sua nipote, allora bambina e diventata oggi donna.
Parliamo di cose banali, poi le chiedo di raccontarmi qualcosa di quel tragico giorno.
Insieme a noi anche il fratello di Ciriaco e sua nipote.
Le rivolgo poche, brevi domande.
Perché mi rendo conto che è come riaprire una ferita, che per quella madre non si è mai chiusa e mai si chiuderà.
“Anche io sono madre di due figli”, le dico.
E lei coglie immediatamente la mia vicinanza, il fatto che posso in qualche modo sforzarmi di capire il suo dolore.
Gli occhi diventano lucidi. Mi congedo e lascio che viva quel momento triste in compagnia dei parenti.
Oggi ho conosciuto una grande donna, della quale porterò sempre dietro il ricordo.
Lo scrissi tre anni fa, dopo che andai alla commemorazione in onore di Walter Frau e Ciriaco Carru, i due carabinieri morti il 16 agosto 1995 nella strage di Chilivani, a seguito di un conflitto a fuoco con dei malviventi.
Foto: la signora Giuseppina prega nella tomba del figlio Ciriaco, ucciso a 32 anni mentre svolgeva il suo lavoro.
