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Furono oltre 12.000 i sardi deportati nei lager nazisti. Parliamone per non dimenticarli. La figura di Zaira Coen, sposata con un sassarese, morta ad Auschwitz…

La Sardegna fu tra le regioni italiane che pagarono il prezzo più alto tra i deportati e le vittime dei lager nazisti in Germania, Austria e Polonia, sepolti nelle fosse comuni dopo essere stati uccisi nelle camere a gas, fucilati o lasciati morire di freddo e di stenti.

Questo accanimento da un lato fu dovuto al fatto che la nostra isola ospitava dalla fine dell’Ottocento imprenditori o banchieri ebrei o donne che si fossero sposate con essi e trasferitesi in Sardegna. Dall’altro lato, numerosi erano i sardi che durante la Seconda Guerra Mondiale combattevano al fronte e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, vennero abbandonati da Badoglio e trasportati nei campi di concentramento.

Di alcuni di loro ne conosciamo il nome grazie alle ricostruzioni storiche: sono appena 45 e si conoscono perché si conosce il luogo della morte. Vengono prevalentemente dalla provincia di Cagliari o dal Sulcis.

Elisa Fargion, cagliaritana; Vittoria Mariani, Porto Torres; Don Mario Crovetti, sassarese; Giovannino e Natale Biddau, Ardara; Bartolomeo Meloni, Cagliari; Cosimo Orru’, San Vero Milis, giusto per citarne alcuni.

Furono uccisi prima di tutto perché reputati pericolosi per il Reich, dopo essere stati messi ai lavori forzati nei lager e sfruttati specie se giovani, nella gestione dei campi di sterminio.

Tra essi, non certo perché gli altri dei quali purtroppo non si conoscono i nomi non siano altrettanto importanti, c’e’ Zaira Coen, originaria di Mantova, trasferitasi a Sassari per sposare suo marito, un medico sassarese, nel 1919. Apparteneva ad una famiglia di ebrei sterminata ad Auschwitz, dove Zaira morì con due sorelle ed altri cinque parenti.

Zaira Coen insegnava a Sassari, ma nel 1938 a seguito delle leggi razziali, fu allontanata dal lavoro. Dopo la morte del marito, nel 1943 si trasferì a Firenze dalla sorella. Le due donne vennero denunciate dal portiere dello stabile nel quale abitavano e deportate ad Auschwitz. Zaira Coen morì il 23 maggio 1944, lo stesso giorno del suo arrivo, in una camera a gas.

La città di Sassari ha sempre reso omaggio alla sua figura, a cominciare dall’intitolazione dell’archivio storico del liceo Azuni nel 2001. A lei è dedicata la prima pietra d’inciampo, una targa in ottone che ne ricorda nascita e morte, posta al numero 28 di Piazza d’Italia dove la Coen abitava, che rappresenta la prima pietra d’inciampo sarda.

Venne collocata il 26 gennaio 2021, per iniziativa dell’Inner Wheel Sassari Castello, dalla dottoressa Carla Pasca, presidente dell’ente. In quella casa sassarese la vittima dell’Olocausto visse i suoi giorni felici con il marito Italo Righi, sino alla morte di lui.

Oggi, 27 gennaio 2025, nella giornata della memoria, non possiamo dimenticare i nostri corregionali che morirono nei campi di sterminio e ne dobbiamo tenere vivo il ricordo, affinché simili eccidi non tornino ad accadere.

“Nonostante tutto continuo a credere nell’intima bontà delle persone”.

Foto: Deportati nel campo di concentramento di Auschwitz e la pietra d’inciampo dedicata a Zaira Coen a Sassari.

Articolo di Maria Vittoria Dettoto

Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto, 48 anni, ozierese, editore e direttore responsabile. Madre di Antonio ed Andrea, Dottoressa in Scienze Politiche, giornalista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Sardegna. Nel campo del giornalismo vanta anni di esperienza pregressa nella carta stampata, in radio, nei blog. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche online. Web manager, content creator, esperta di social e network marketing e di gestione delle risorse umane, ha lavorato per due multinazionali mondiali, gestendo i suo gruppi di lavoro a livello regionale e nazionale. Da sempre attiva nella cultura e nel sociale, innamorata della Sardegna, ha da sempre contribuito alla valorizzazione dell'isola, della sua cultura e delle sue tradizioni.
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