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Lettera a Graziano Mesina, che oggi rientra in Sardegna per il suo funerale ad Orgosolo in provincia di Nuoro, dopo essere stato lasciato morire nel reparto carcerario di un ospedale di Milano, malato da tempo di una malattia incurabile, senza che gli sia stato concesso il trasferimento in Sardegna, chiesto per otto volte dalle sue avvocatesse e concessogli solo il giorno prima di morire.

Bene ennidu in Sardigna Graziane’.
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Bene ennidu in Sardigna, Graziane’.
Ses arrivende oe, ma intro ‘e una bara. No comente gherias tue, dae omine liberu.

T’an fattu morerre a 83 annos, malaidu, intro ‘e un’ippidale in Milano.
Attesu dae sa famiglia, dae sos amigos, dae sa Terra tua inue ses naachidu, inue as paschidu, inue ti ses cuadu.

Inue as fattu su bandidu. Pro difendere frades tuos , sa famiglia, s’onore.

No ses mai istadu un infame e as pagadu chin sa galera pro tottu. Pro su chi as fattu e pro su chi t’ana accusadu.

Ses fuidu maiganta boltas dae cussas galeras. Ca ti poniana sempre in isolamentu, chena libberos o giornales de leggere. E tando leaisa e ti che fuiasa.

Una olta ses bennidu finas in sa idda mia, ma no nos semus mai connottos.

Oe ses torrende intro ‘e una bara. T’ada a istare istrinta meda. Dae igue como no podese essire.

No podese reppirare s’aria ‘e sa Sardigna. Su profumu de sos leccios, de sa ginestra, de su mirtu.

De sa Barbagia e da sa zente chi b’istada.

E ti naro una cosa: zente meda t’ada amadu. E t’ada a pregare e a pianghere.

As fattu s’istoria de su banditismu sardu.
E s’istoria, Graziane’, no moridi mai.

In su Chelu che siasa.

Traduzione dal mio dialetto logudorese.

Benvenuto in Sardegna, Graziane’.
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Benvenuto in Sardegna, Graziane’.
Stai arrivando oggi, ma dentro una bara.
Non come volevi tu, da uomo libero.

Ti hanno fatto morire a 83 anni, malato, dentro un ospedale di Milano.
Lontano dalla famiglia, dagli amici, dalla tuaTerra dove sei nato, dove hai vissuto, dove ti sei nascosto.

Dove hai fatto il bandito. Per difendere i tuoi fratelli, la famiglia, l’onore.

Non sei mai stato un infame e hai pagato con il carcere per tutto. Per quello che hai fatto e per quello di cui ti hanno accusato.

Sei fuggito tante volte da quelle carcere. Perché ti mettevano sempre in isolamento, senza libri o giornali da leggere. E allora prendevi e te ne fuggivi.

Una volta sei venuto anche nel mio paese, ma non ci siamo mai conosciuti.

Oggi stai tornando dentro una bara. Ti starà molto stretta. Da li’ adesso non puoi uscire.

No puoi reppirare l’aria della Sardegna. Il profumo dei lecci, della ginestra, del mirto.

Della Barbagia e della gente che ci vive.

E ti dico una cosa: molta gente ti ha amato. E ti preghera’ e ti piangerà.

Hai fatto la storia del banditismo sardo.
E la storia, Graziane’, non muore mai.

Sii in Cielo.

Maria Vittoria Dettoto

Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto
Maria Vittoria Dettoto, 48 anni, ozierese, editore e direttore responsabile. Madre di Antonio ed Andrea, Dottoressa in Scienze Politiche, giornalista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Sardegna. Nel campo del giornalismo vanta anni di esperienza pregressa nella carta stampata, in radio, nei blog. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche online. Web manager, content creator, esperta di social e network marketing e di gestione delle risorse umane, ha lavorato per due multinazionali mondiali, gestendo i suo gruppi di lavoro a livello regionale e nazionale. Da sempre attiva nella cultura e nel sociale, innamorata della Sardegna, ha da sempre contribuito alla valorizzazione dell'isola, della sua cultura e delle sue tradizioni.
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